Il 2011 un’alluvione ha segnato profondamente uno dei gioielli naturalistici italiani più belli: le Cinque Terre.

Il direttore del Parco mi ha fatto un dono prezioso, mi ha raccontato la storia di questo luogo che viene visitato ogni anno da migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo.

 

È una storia di generazioni che rincorrono obiettivi differenti. A Manarola, 250 abitanti, tutto si è trasformato in alloggi per turisti. Morti gli anziani, vista la richiesta esplosiva di affittacamere, le case sono state ristrutturate e trasformate in alloggi. Gli abitanti si sono trasferiti in città e a Manarola sono scomparse le scuole e gli altri servizi fondamentali per le famiglie.

I terreni agricoli sono stati abbandonati. Gli anziani, che da sempre custodiscono il segreto per realizzare quei muretti a secco tipici dei terrazzi liguri, non hanno potuto insegnare come conservare questa tradizione a quei giovani che si sono trasferiti altrove.

Ma le Cinque Terre sono tali proprio per quei terrazzamenti che creano paesaggi spettacolari.

E ormai pochi sanno costruirli.

Poi la tragedia. Un’alluvione, quella del 2011, che ha ricoperto tutto di fango. Ricostruire è stato faticoso, le Terre hanno ancora cicatrici visibili e forse indelebili ancora oggi.

Cicatrici che però sono state il volano per il progetto di inclusione di ragazzi che richiedono asilo. Si, perché creata la fondazione, fatto il bando, non si sono trovati italiani disposti a fare questo lavoro faticoso ma indispensabile. Sembra incredibile ma il metodo di costruzione dei muretti a secco liguri è materia di studio all'università di Venezia ed è bene Unesco.

La fondazione ha trovato però Giancarlo, che quel segreto lo custodisce e che porta dopo porta ha convinto i proprietari delle terre incolte e dei terrazzamenti distrutti a cedere in comodato d'uso il terreno con la promessa di restituirlo più vivo e bello che mai.

Per non cedere alla tentazione di piantare uva più produttiva, la fondazione e il parco nazionale forniscono uva antica e pali di legno di castagno trattato anziché di metallo.

E il destino, o non so bene cosa, ha deciso che il sapere tramandato da anni e anni passi a ragazzi che non sono di qui, ma speriamo che lo diventino.